Last Updated on 30 Gennaio 2012 by CB
Per chi pensa che un falso Tiffany sia un falso gioiello Tiffany. Da oggi è anche un libro che contenga nel titolo la parola Tiffany e che non sia Colazione da Tiffany. Lo ha deciso la casa editrice Garzanti che pubblica il romanzo di Truman Capote, che ultimamente è in vendita con questa fascetta promozionale.
I numerosi tentativi di imitazione degli ultimi mesi – si legge nel comunicato stampa -rendono ancora più speciale il libro di Truman Capote. (Ma perché? Strana relazione di causa-effetto, ndr.) Da Colazione da Tiffany (Garzanti Libri) infatti, il film vincitore di due premi Oscar che ha reso immortale l’icona di Audrey Hepburn nei panni della incantevole e scanzonata protagonista Holly Golightly.I romanzi di Truman Capote – conclude il comunicato – restano inimitabili. Gli originali sono pubblicati da Garzanti.
Poi si approfitta per pubblicizzare il romanzo postumo di Capote, sempre Garzanti, Incontro d’estate, che diventerà un film con la regia di Scarlett Johansson.
Ora, a parte il fatto di trasmettere l’idea del libro come brand e merce banalmente imitabile; se scorriamo l’elenco dei titoli incriminati troviamo, aldilà dei saggi sugli argenti di Tiffany e le lampade di Louis Comfort Tiffany, due recenti romanzi ‘rosa’: Un regalo da Tiffany di Melissa Hill, Un diamante da Tiffany di Karen Swan. Poi ci sono Domeniche da Tiffany di James Patterson e Una ragazza da Tiffany di Susan Vreeland. Tutto quello che si può dire al riguardo è che in effetti Tiffany è piuttosto inflazionato. Capote è semmai il fortunato che ha creato un’aura attorno a quel nome, insieme al film di Blake Edwards, così suggestiva da poter essere evocata ancora oggi come una metonimia.
Ma questa furbescamente paradossale ‘denuncia di falsi’ dà lo spunto a una riflessione. C’è un uso eccessivo dello ‘strillo’ in fascetta e ormai ingenera diffidenza, sia quando evidenzia a quale edizione di ristampa è arrivato il libro (ma se le copie per ogni ristampa sono poche…), sia per dire che quel romanzo è stato raccomandato dal ‘grande’ scrittore o critico (ovviamente lo scrittore che ‘raccomanda’ si rivolge allo stesso tipo di lettori del libro raccomandato).
Insomma, per quanto vogliamo pensarla come ironica, quella di Garzanti ci sembra l’iperbole della fascetta e della promozione a sangue freddo, per dirla con un altro titolo di Capote, capace addirittura di evocare la pubblicità comparativa e una sorta di diffida per imitazione. A questo punto sembrerebbe più saggio tornare a far parlare solo i libri. Diffidate delle autocertificazioni di qualità incollate sulle copertine. Meno fascette per tutti.
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