Turismo

Last Updated on 22 Gennaio 2008 by CB

Per il suo spaesato disincanto ci ricorda lo straniero di Camus, il giovane Bhupinder Singh Johal detto Puppy, nato da genitori indiani immigrati in Gran Bretagna, che nel suo percorso di formazione nella Londra di Blair è alle prese con un doppio movimento: l’allontanamento dalla sua famiglia e dalle relative tradizioni sikh (compresa quella dei matrimoni combinati) e lo sforzo di raggiungere una high society glamour.

In  Turismo (Guanda, 2008, 285 pp.), romanzo dell’esordiente Nirpal Singh Dhaliwal  (nato a Greenford nel 1974 da genitori immigrati dal Punjab, giornalista freelance per Times, Guardian e Evening Standard, e ha lavorato alla Bbc) il protagonista Puppy guarda con un’indifferenza esibita e provocatoria il mondo che lo circonda.

La sua vita sentimentale viaggia su due binari; da una parte frequenta come partner sessuale la trendy modella Sophie, dall’altra ama perdutamente la ricca e irraggiungibile Sarupa. Proprio a lei dà una definizione precisa di se stesso, quando questa un giorno gli chiede che cosa è, non essendo “né un socialista né un anarchico né un no global”. “Sono un turista… Mi limito a guardare il paesaggio”, risponde lui.

Nel suo peregrinare tra feste e locali e esistenze dissipate, Puppy si risveglia dal torpore davanti al dolore altrui, ma intanto continua a vivere relazioni umane dettate da vari consumismi e opportunismi. Fino a che non gli succede qualcosa di davvero sorprendente, che cambia la sua vita in modo radicale.

Il distacco del ‘turista’ deriva dal sentirsi straniero in una città che per quanto multietnica è portatrice dei valori dei “progressisti bianchi inglesi”, per il quale il protagonista esprime a più riprese risentimento e disprezzo. Anche disgusto: uno dei personaggi, l’afro-caraibico Michael, teorizza (pro domo sua) che a rendere gli uomini inglesi dei rammolliti privi di sex appeal non sia stato tanto il femminismo quanto la concorrenza con l’uomo di colore. Il sarcasmo tocca anche i poveri di razza bianca – “perché nessuno è più stupido e inutile di loro” rispetto ahli abili indiani – nonché i risibili capricci dell’estabilishment dell’arte contemporanea. L’edonismo sessuale è molto ben raccontato nelle sue molteplici sfumature alienanti; nella società multietnica e capitalistica, sembra suggerire Dhaliwal, il sesso resta il solo linguaggio universale, l’unica maniera per relazionarsi con gli altri e realizzare se stessi.

Se per The Times Literary Supplement “Turismo rifila un paio di sonori ceffoni alla Gran Bretagna multiculturale, in stile Houellebecq”, per lo stesso Dhalival – che non si esime dal dare giudizi tranchant su altri scrittori, e per esempio giudica “borghesi e noiosi” i libri dell’anglo-giamaicana Zadie Smith – i modelli sono Martin Amis e Ian McEwan. Vedremo quanto ne sarà all’altezza. Intanto Nirpal Singh Dhaliwal ha avuto un buon esordio, non propriamente originale nello stile narrativo, ma di certo brillante e promettente nella sua multietnica e a tratti davvero imprevedibile “scorrettezza”. (Cristina Bolzani)

«Il caldo mi metteva di malumore. Non mi ero ancora totalmente ripreso dalla sbornia della notte prima con Michael e Luca. Il vapore mi apriva i pori, facendo uscire l’alcol e il fumo di sigaretta; ne sentivo l’odore sulla pelle. Decisi di non muovermi per un po’ e di eliminare altre tossine. Il nome della palestra, Next Level, era ricamato sull’angolo dell’asciugamano che avevo avvolto in vita; venivano anche omaggiate bottigliette di acqua minerale con il marchio del club. La retta mensile era di duecento sterline, oltre alla tassa d’iscrizione di oltre cinquecento. Il club si trovava a Knightsbridge e svolgeva un ruolo essenziale nella vita della haute bourgeoisie. Era al contempo un posto depurativo per il corpo e un paradiso in cui indulgere nel feng shui o nella cristalloterapia, un mondo lontano dalla rigida razionalità del loro ambiente lavorativo. Posti come quello rivitalizzano i capitalisti, in modo che possano dedicarsi al capitalismo con maggiore efficienza; strutture del genere guadagnano miliardi in ogni parte del globo. Pensai a Sarupa, che era iscritta a un fitness club ayurvedico di Notting Hill, il Bhakti Zone. Ci era andata sabato a lezione di yoga, prima di vedere me e Sophie a pranzo…»

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