Last Updated on 28 Agosto 2018 by CB
Ormai per le rivoluzioni sociali – lo abbiamo capito in modo definitivo a partire dalle Primavere arabe – i social media sono il combustibile di connessione e contagio emotivo, e sono usati con sapienza sempre più raffinata. Lo vediamo in questi giorni nel movimento pro-democrazia di Hong Kong. I giovani per le strade hanno scelto un simbolo, un segno estetico della rivolta che disegna alla perfezione la moltitudine in foto e Web: l’ombrello è diventato il brand del movimento.
Le due immagini in alto e in fondo sono di utenti Instagram bloccati da Pechino. Aldilà della serietà del momento per il governo cinese che deve decidere come porsi rispetto alle richieste dal basso dell’ex colonia britannica – evitando l’errore tragico di Tiananmen – dal punto di vista estetico la pervasività della rivolta è inarginabile per la Cina. (nemmeno con i fiori del primo ottobre).
In migliaia da Hong Kong stanno riversando sui social network foto e video, mentre il governo di Pechino si sforza di bloccare quelle immagini ai cinesi. (Huffington Post fa l’elenco di account Instagram non graditi in Cina). Gli utenti di Instagram hanno riferito che lunedì la piattaforma non era raggiungibile in Cina. Il Dipartimento centrale di propaganda cinese ha ordinato ai siti web di eliminare ogni riferimento agli scontri di Hong Kong. E poi, l’uso di Occupy Central, il nome di uno dei principali organizzatori delle proteste, è stato vietato da Sina Weibo. Sono tentativi maldestri. Almeno sul piano simbolico, l’onda giovane a cavallo degli ombrelli ha già vinto.
Sul Web esplode l’Umbrella Revolution
Hong Kong , i volti del movimento