Un père, Lacan

Last Updated on 12 Novembre 2013 by CB

E così Sibylle Lacan, seconda figlia del primo matrimonio di Jacques Lacan con Marie Louise Blondin, è morta a Parigi all’età di 72 anni. Traduttrice dallo spagnolo, dall’inglese e dal russo, conobbe una certa notorietà nel 1994 pubblicando Un père (Gallimard), libro di dolorose memorie familiari tradotto in una quindicina di lingue (in italiano è apparso dalla casa editrice Le Lettere).

«Una frase di Sibylle – scrive Giuliano Gramigna sul Corriere della Sera – condensa bene lo status di questo padre presente e assente, che ogni giovedì aveva l’abitudine di pranzare in casa dell’ex moglie, che agli anniversari non mancava mai di mandare regali sontuosi: era come se, ogni volta, “sbarcasse dal nulla”. S’intende che Lacan era fin troppo familiarizzato con le lacerazioni interpersonali, per non capire i guasti causati dalla sua “intermittenza” di figura parentale; ma vi reagiva con esprit de Lacan. Mentre qualcuno osservava a Sibylle: “Così , questo è vostro padre…”, lui chiosò con un sospiro: “Oh, padre così poco…”.

Questo dossier d’accusa (o forse di difesa) ha il carattere di un puzzle. Non segue un discorso filato, magari polemico; nasce da un accumulo di foglietti, appunti messi insieme secondo umore e ricordo. “Questo libro non è un romanzo o una (auto)biografia romanzata. Il mio scopo era altro: far riemergere dalla memoria tutto ciò che di importante, di forte, tragico o comico, avvenne fra mio padre e me…”. Uno di tali foglietti comincia: “Ho odiato mio padre per parecchi anni…”.»

Nel 2000 Sibylle Lacan pubblicò Points de suspension (Gallimard), questa volta dedicato alla madre. Dieci anni dopo la morte del padre, Sibylle decise di vendere all’asta il famoso divano psicoanalitico di suo padre. Spiegò  la sua decisione con queste parole: “Per me mio padre non sta negli oggetti. Quel che conta, e lo conservo con me, sono i miei ricordi”. Con l’asta del divano e di un’altra cinquantina di cimeli del padre, la figlia incassò una somma pari a circa 80mila euro odierne.

Lacan e l’infinito/Intervista a Massimo Recalcati 

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