Last Updated on 28 Agosto 2018 by CB
Le due cameriere sono una un’emanazione folgorante del mondo compton-burnettiano, di quegli interni inglesi scanditi dalla dialettica servitù-padroni che tanto ha ispirato la scrittrice. Intervistato per un documentario della BBC nel 1983, quando gli viene chiesto di questa immagine, Bill Brandt afferma, forse non del tutto in malafede , che chiunque avrebbe potuto fare questa foto. Brandt era stato colpito dalla cura dei dettagli che le cameriere avevano mostrato nella loro funzione; un tratto che lui aveva enfatizzato con i toni scuri, ben lontano dai grigi riccamente sfumati preferiti dai contemporanei famosi. Molte delle sue immagini, infatti, hanno una scala di toni ridotta, e le aree più scure diventano blocchi di nero, le aree bianche del tutto sbiancate. Più di molti altri fotografi, il lavoro di Brandt ha questo timbro stilistico, molto imitato e volgarizzato dalle successive generazioni di studenti di fotografia .
Il buio profondo presente nel suo lavoro ha una qualità inquietante forse dovuta a ragioni psicologiche, oltre che da influenze formative. Brandt aveva sofferto di tubercolosi da giovane, è stato curato in un sanatorio, e si è sottoposto alla psicoanalisi. La biografia di Paul Delaney, A Life, parla di tendenze paranoidi e ansie sessuali che turbarono Brandt per tutta la vita. Il fotografo tedesco a Parigi lavora con Man Ray come assistente; il surrealismo lo incoraggia ad esplorare la sua psicologia complessa attraverso le immagini. Diventa un ammiratore di Eugène Atget. Il lavoro di Brassaï lo influenza molto, ispirandogli il melodrammatico e minaccioso lavoro A Night in London. Più avanti, durante il blackout, Brandt fa un’altra serie di foto notturne, dove la città illuminata dalla luce della luna, ricorda i dipinti di De Chirico.
Nonostante il suo status di outsider in quanto tedesco – anzi magari per questo – le foto di Brandt hanno raccontato bene la britannicità nel Ventesimo secolo. La sua Inghilterra prima della guerra mostra una società profondamente divisa per classe sociale e ricchezza. The English at Home (1936) è la trasposizione dei romanzi di Ivy Compton-Burnett, alla quale ha anche fatto un ritratto (sopra) che ne descrive la scultorea e assertiva imponenza. Non ultimo merito, ancorché involontario: ha ispirato profondamente Diane Arbus (insieme a Brassaï) .
Analogie tra Bill Brandt e Francesca Woodman